L'Apparizione

Questa narrazione dal popolo è chiamata “La legenda della Madonna della Noce”.

Legenda nel senso latino, che cioè deve essere letta e non raccontata o commentata. Ogni anno, in questo incantevole luogo, durante la messa solenne dell’11 Giugno, festa di San Barnaba Apostolo, si legge la storia, ricorrendo quel giorno l’anniversario della prima volta che i santopolani per comando della Madonna accorsero ad adorarla.

Il 9 giugno 1505 una giovane contadina di nome Giovanna, figlia di Lodovico di Michele di San Polo, stava nel suo campicello, dove ora sorge la Chiesa, tutta intenta a lavorare, quando all’improvviso le apparve sulla strada uno sconosciuto religioso.

Questo frate era vestito come i Padri Serviti: con la tonaca, la cocolla e il cappuccio in capo, e la pazienza dal collo ai piedi, tutto di colore ero. Dimostrava appena trent’anni e il suo aspetto era bello, splendente e raggiante di luce celeste. Portava in mano una grossa corona, quella che usano i Padri Servizi per pregare la Madonna. Il frate comparve a tre passi da Giovanna e da lei lo separava appena una siepe.

In quel luogo solitario salutò la fanciulla con la formula consueta, dicendo “Ave Maria! A questo inaspettato saluto potete immaginare lo stupore della fanciulla!

Timorosa rispose al saluto, ma la sua paura fu così grande che quasi si senti perduta.

Allora il frate soggiunse: “Non aver paura buona fanciulla; ti sia di conforto questa mia benedizione”. E continuò: “Come pensi che ti renda questo campo? Che speranza hai posto sui suoi frutti?”

Giovanna, rapita dai suoi modi così delicati, con timidezza gli rispose: “Noi mettiamo molta cura per far bene i lavori, ma per questi tempi che ci sovrastano, poco o nulla ci rimane da sperare”. Ed il religioso allora disse: “Senza dubbio le vostre scelleratezze e peccati lo meriterebbero. Di, o figlia: come fu osservato fra voi il digiuno della passata quaresima?” A queste parole la ragazza tremante abbassò il capo per la vergogna e non osò rispondere che con sospiri. Allora il frate: “Su dunque, buona fanciulla; fa in modo che venerdì prossimo tutti i tuoi paesani digiunino a pane ed acqua in ossequio al Sommo Dio e Salvatore Nostro Gesù Cristo, perché l’altro giorno se la Madre delle Divine Grazie non avesse scongiurato in ginocchio la misericordia di Dio e placata la sua ira contro di voi, anche il fiume che già era in piena sarebbe straripato, allagando i vostri campi, raddoppiando così la vostra calamità. Questo sarebbe stato doloroso, è vero; ma vedi come siete fatti voi di San Polo! Vi andate vantando e siete fieri di appartenere alla terra di San Paolo, ma il vostro cuore è duro e si ribella agli insegnamenti e agli esempi del santo apostolo. Ah! Il nome di San Polo è bello ma i cuori sono duri!”.

Dopo che il frate ebbe proferito queste simili parole, per due volte disse alla fanciulla che riferisse al popolo di questa sua apparizione, come salutare invito celeste e ammaestramento.

Ma la fanciulla conoscendo pienamente la malafede dei paesani e disperando perciò di essere creduta, lo scongiurò affinché egli stesso provvedesse a questo compito.

“Via figlia” interruppe quel Padre. “L’andarci io non gioverebbe a nulla; facilmente sarei preso per un predicatore e tu sai in qual conto il tuo paese tiene le prediche”. Detto questo il frate la benedisse e disparve.

Il giorno seguente, martedì 10 giugno 1505, Giovanna stava per andare con un panno alla fontana del paese, dove di solito le donne si recano a lavare. Ma subito cambiato parere, sicuramente mossa da un’ispirazione divina, decise di recarsi nei suoi poderi, dove il giorno innanzi le era apparso quel frate.

Giunta lì, lavò nel fosso la tela, la stese al sole e quindi si pose a mondare il miglio vicino ad una vecchia e maestosa pianta di noce, cresciuta li spontaneamente.

Improvvisamente una voce insolita vibrò dall’alto e la chiamò: “Giovanna”. Esterrefatta la giovane emise un grido, alzò gli occhi e vide in quell’altissima noce, una Signora di mirabile bellezza, circondata di luce e di celesti splendori. Quella signora era vestita come le suore del Terz’Ordine dei Servi di Maria.

Indossava una veste nera, cinta ai fianchi, e un nero ed ampio manto le copriva il capo, mostrando appena due lunghe e dorate chiome ricadenti sul petto, che scendendo sugli omeri, le ricoprivano tutta la persona.

Il viso della donna era il più bello che mai si possa immaginare; e benché sciupato dal pianto, non di meno rivelava la maestà e la bellezza di Colei che è detta: “Tutta Bella?

Era la Santissima Vergine Maria!

A questa vista Giovanna piegò le ginocchia a terra e incrociò sul petto le braccia tremanti per lo spavento. Ma la Beatissima Vergine subito le disse: “Non aver paura, o figlia! Dimmi la verità: che frutto ha prodotto l’apparizione di ieri del mio servo?” La giovinetta confusa non seppe rispondere una parola. E Maria: “*Va” soggiunse “Chiama il prete di San Polo, e digli a nome mio che suoni le campane, raduni il popolo e faccia a tutti la predica, invitando tutti:

  1. a ravvedersi;
  2. a confessare i propri peccati;
  3. a perdonare le offese;
  4. a fare per tre giorni devote processioni;
  5. a osservare i giorni di festa, senza trascurare di partecipare alla Santa Messa;
  6. a osservare tutti gli altri precetti della Chiesa;
  7. e soprattutto a non trascurare di santificare in modo speciale le Feste della Madonna,

Figliola, se farete ciò, beati voi; se non lo farete, guai a voi! Vivrete continuamente una vita disgraziata; passerete i vostri giorni nell’afflizione e inutile diverranno le vostre fatiche e i vostri sforzi!”

La visione non si fermò qui. Ciò dicendo, la Vergine si scoprì il petto che mostrò tutto livido e come lacerato da flagelli e mostrando le ginocchia insanguinate disse:

“Vedi o figlia, quanto io soffro per voi? Che altro debbo fare io per placare l’ira di Dio sdegnato contro di voi? Giovanna figlia mia, va e ricorda a questo popolo i suoi peccati e ciò che ora hai veduto e ascoltato da questa noce”.

Giovanna, tra lo stupore e la paura, si alzò, e fece per ritirare il suo panno e ripiegarlo, per poi andare a riferire l’evento al popolo. Ma di nuovo senti dirsi: “Giovanna, figlia mia, non essere sollecita per il panno; pensa prima ad eseguire i miei ordini”.

Giovanna allora commossa e sbigottita andò di corsa a San Polo e raccontò le meraviglie dei due giorni. Tornata poi sul campo trovò la tela già piegata. Di qui nacque la devozione alla Madonna della Noce, devozione che caratterizza il popolo cristiano di San Polo.

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